La Canzone della Terra, film diretto da Margareth Olin, è una meditazione sul rapporto dell'uomo con la natura e sul legame tra genitori e figli. La Olin, regista e interprete principale, fa ritorno nella valle in cui è nata, nel cuore della Norvegia, dove abitano i genitori. Per un anno intero filma il trascorrere del tempo e delle stagioni: il padre guida il suo sguardo tra le maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando e sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico. Il documentario custodisce così la memoria di chi è stato in grado di vivere in armonia con l'ambiente e di osservare la melodia della terra, una canzone in cui la bellezza della musica si sposa a parole di dolore e denuncia...
PROIEZIONE IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONE CAI NOVARA
La regista torna per un anno, dopo una lunga assenza, in quei luoghi immersi in un silenzio raro, avvolti nella luce e nei riflessi dell'acqua e del ghiaccio, dove la natura si mostra in tutta la sua maestosità e onnipotenza. Lo fa per raccontare in immagini il riavvicinamento ai genitori, padre di 84 anni e madre di 9 anni più giovane, ancora innamorati, anche nel canto, e il difficile tentativo di adattarsi all'inevitabile trauma del distacco da loro.
Già in selezione al Festival di Toronto, La canzone della Terra è stato candidato dalla Norvegia come miglior film agli Oscar 2024 e tra i produttori esecutivi figurano Liv Ullmann e Wim Wenders. Scandito in capitoli che seguono le stagioni, dalla primavera all'inverno, è un incrocio particolare tra il documentario di osservazione e il ritratto familiare autobiografico. Monitorando l'evoluzione del paesaggio, Olin ripercorre anche una linea genealogica, che corre dal tempo degli avi fino al presente. Da una dimensione essenziale, dalle condizioni di vita estreme, fortemente dipendente dalla natura e dalla sua volontà incontrastabile, a un'era segnata dall'impronta umana, in cui ogni ecosistema è minacciato e deve essere preservato, in nome del rispetto dovuto alle generazioni precedenti e per la sopravvivenza della specie.
Non c'è immagine in La canzone della Terra che lasci indifferenti e tutte passano attraverso lo sguardo innamorato di Olin, a sua volta appreso da Jørgen, che le fa tuttora da guida tra i fiordi. Un ghiacciaio che si scioglie, slavine che tingono l'aria di bianco, cascate imponenti, vegetazione che continua a crescere e rigenerarsi, incurante. Come l'abete piantato dal padre di Jørgen, che si impone sulla vallata e ricorda il passaggio tra generazioni e il dovere di conservare ciò che la nostra specie ha ereditato.