Doriano, detto Dori, e Carlobianchi (sì, tutto attaccato) sono amici di bevute, in un Veneto rurale che pare quasi il Far West. Il loro obiettivo nella vita è sfondarsi di lumache e polenta e andare a bere l'ultima ombra di vino: "una voglia che va al di là della sete". Hanno scoperto il segreto del mondo, ma da sobri non se lo ricordano, e credono alla leggenda metropolitana secondo cui il loro storico amico Genio, "il più premiato vincitore del Caliera Trophy", ha nascosto da qualche parte un tesoretto ricavato dalla vendita di frodo di occhiali dal sole. Per questo, e perché gli vogliono bene, devono andare a prenderlo all'arrivo dall'Argentina, dove si era rifugiato in attesa della prescrizione per i sui reati. Lungo il loro percorso incontrano Giulio, studente di Architettura timido e insicuro, che si unisce al loro viaggio e impara a vivere alla giornata - ma non senza una missione temporanea - come fanno Dori e Carlobianchi da sempre.
Le città di pianura è l'opera seconda del regista e sceneggiatore (qui con Adriano Candiago) Francesco Sossai: un road movie sbullonato con per improbabili protagonisti due cinquantenni che rimpiangono gli anni Novanta, in un Veneto che sta per essere attraversato (per meglio dire sventrato) dall'autostrada Lisbona-Treviso-Budapest, e in cui gli operai vengono sfruttati per tutta la vita e congedati con estrema ipocrisia.
Il film ha il ritmo lento e girovago di una ballata country, i cui protagonisti sono contrari a Google Maps e preferiscono disegnarsi il percorso sui foglietti di carta: ma per Giulio, ventenne contemporaneo, diventano personaggi mitologici che hanno capito tutto della vita. La Divina Provvidenza assiste il trio scombinato e lo porta a vivere un'avventura picaresca che non dimenticheranno. (MyMovies)
 
        



 
 
